La Storia
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Era il 18 gennaio del 1777 quando il console Giorgio Vallacca, noto Giorgino, figlio di Francesco e originario di Carloforte ottenne dal re Vittorio Amedeo III la concessione per realizzare una salina artificiale nello stagno nei pressi della Maddalena di Capoterra. Nella Carta Reale si leggeva:
«(...)Sarà facoltativo al progettante e suoi d’occupare nelle sponde ed in attinenza di detto stagno tutto quel sito e territorio che sarà necessario per formare detta salina, sia per collocarvi cumuli di sale che caverà, sia per fabbricarvi una chiesa, magazzini od altro, come pure di valersi di boscami necessari e pagandone il giusto prezzo alla baronia di Capoterra (…)».
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Giorgio Vallacca mantenne la promessa fatta al re? Lo vedremo più avanti. Come lui, altri negozianti avevano mire lungo il cordolo della Playa.
Infatti il 21 settembre del 1777, anche il genovese Ambrogio Conti e il marchese di Neoneli, don Emanuele Ripoll, ottennero dal re Vittorio Amedeo III l’autorizzazione per una salina artificiale in prossimità delle loro peschiere.
Concesse tra il 1772 e il 1775 le peschiere appartenevano rispettivamente sa Pontixedda ad Ambrogio Conti e sa Pischeredda al marchese di Neoneli (vedi mappa del 1822).
E fu tra queste che realizzarono la salina Media Playa.
Qualche anno più tardi, il marchese Emanuele Ripoll rinunciò a questa impresa perché troppo dispendiosa.
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E nel settembre dello stesso anno, subentrò nei terreni del marchese di Neonelli il genovese Michele Ciarella (negli atti citato Cherella), autorizzato dal re a formare la salina La Vittoria, tra il ponte della Scaffa e Piscina Longa nelle vicinanze de sa Pischeredda, stipulò una società con lo zio, il cav. Giuseppe Rappallo.
L'11 luglio del 1778 Ciarella divenne socio in affari per la salina della Maddalena di Giorgio Vallacca. E inoltre nel 1779, il cav. Rapallo divenne anche lui socio della salina La Maddalena e compare di Giorgio Vallacca.
Ciarella sposò poi Antonia Conti, la figlia minore di Ambrogio Conti. Fu così che dopo la morte del suocero (1785), Ciarella divenne l'amministratore della salina Media Playa. Nella mappa di Sbressa del 1828 si notino: a sinistra le saline della Media Playa, a destra quelle della Vittoria.
Il 20 febbraio del 1779, Giorgio Vallacca potè realizzare un altro impianto salifero tra Cortilonga e Ponti Becciu. Era la salina della Fortunata che, alla morte di Giorgino, per enfiteusi perpetua passò ai figli Giuseppe e Felice Vallacca.
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Il 18 aprile del 1779, la chiesa promessa al re da parte di Giorgio Vallacca, fu realizzata nel territorio della Maddalena, probabilmente dove oggigiorno sorgono le case della coop 1000 e Residenza del Sole di Capoterra. La cappella, dedicata a S. Giorgio Martire, in diversi atti viene citata come la chiesa di S. Giorgio delle saline. Anche Canonico Spano cita la presenza di una chiesa di S. Giorgio nel territorio di Capoterra: sarà questa?
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Intanto Vallacca, Conti, Ciarella e Rapallo portarono avanti ulteriori opere di bonifica lungo il cordolo della Playa, realizzando magazzini per il sale, disboscando, sbancando le alghe dal fondo lagunare, per poi versare tonnellate di pietre come basamento per le caselle salifere. Ma da dove presero tutte queste pietre?
Ebbene, in una causa civile datata 1778-1803, la Mensa Arcivescovile di Cagliari denunciava Giorgio Vallacca, il marchese Ripoll, il cav. Puggioni, Ciarella e la moglie, per aver demolito alcune fabbriche in pietra dal terzo al quinto ponte della Playa.
L’antico toponimo Cortilonga fa credere che proprio lì sorgesse una curtis e non solo, ma
darebbe ragione al cartografo che ha riportato S. Roquele tra la Scaffa e la Maddalena in questa mappa del 1750 (vedi sotto) .
Demolendo diverse costruzioni appartenenti alla chiesa probabilmente gli imprenditori risparmiarono però alcune cappelle e altri edifici già presenti nel '700, ma forse più antichi.
Tra questi: la chiesa di Giorgino degli eredi Ballero, la chiesa fotografata dall'architetto Vico Mossa, la peschiera di Maramura e la chiesa di Santa Maria Maddalena.
Così Giorgio Vallacca acquistò nel 1782 una tanca oltre il Ponte di Maramura per realizzare un'area portuale. La tanca, estesa per 1 starello e ½, era di proprietà della Mensa Arcivescovile di Cagliari e comprendeva anche l'antica chiesa di S. Maria Maddalena.
Nel 1791 continuarono gli affari per Giorgio Vallacca quando il cav. Giacomo Manca in difficoltà economiche si vide costretto a vendergli il Predio d'Orri allora intestato al figlio Stefano Manca.
Vallacca ripristinò così la cascina d'Orri trasformandola in una casa e una cappella.
Nel 1793 a causa della guerra Vallacca non riusciva a pagare le rate del Predio d'Orri che gli fu sequestrato dicembre del 1802.
Nella mappa sotto, si individua la torre di Su Loi, mentre nella località di Villa d'Orri si legge: “Casa del con. Giorgino Vallacca”.
Il nome Giorgino non è un errore del cartografo: in alcuni fascicoli del fondo Reale Udienza- cause civili -veniva già citato più volte come Giorgino Vallacca.
C'è una emblematica coincidenza tra il diminutivo Giorgino Vallacca e il toponimo Giorgino che oggi individuiamo dopo il ponte della Scaffa, sino ed oltre la Corte di Giorgino degli eredi Ballero.
​Con la morte di Giorgio Vallacca (1803)la tanca di Maramura passò per enfiteusi perpetua alle figlie, come riporta anche la mappa di Sbressa del 1828
Con l'Editto del 1 dicembre 1827 scadevano i termini delle concessioni di tutte le saline nella Playa e i negozianti ottenevano dalla Cassa Regia un indennizzo per le spese sostenute in ogni singola salina.
In una relazione dei conti inviata al re Carlo Felice le sorelle Vallacca descrivevano la struttura della casa della Maddalena a Maramura con la presenza di una cappella.
Con l'indennità ottenuta dalle sorella Vallacca, l'azienda portuale di Maramura con la salina venne rimessa al bando nel 1832.
Tra i progetti degli imprenditori interessati all'appalto si legge:
(...) L’infrascritto per ragione dell’impiego che copre dovendo vigilare sopra tutti i punti delle saline di Cagliari le può riuscire di far custodire detta vignetta per proprio suo conto all’oggetto che quando passa alla visita di questa parte possa servirle detto piccolo predio come un solievo di ricreazione avendo egli fatte le sue riflessioni si è deciso di presentarne il seguente progetto.
Art. ° primo L’infrascritto si obbliga di accettare detta vignetta, comprensivamente a qualche piccolo tratto di terreno che la circonda, un insieme di ricovero di ferramenta ed altri oggetti di campagna la piccola camera che serviva in un tempo agli eredi Vallacca di cappella, mediante l’annuo fitto di lire 25 sarde.(...)
L'atto si conclude allegando la mappa di Sbressa del 1828 ( riportata nella foto in alto) e la firma di Don Giovanni Porciles. Necessariamente dunque la cappella della vecchia chiesa di S. Maria Maddalena nel 1832 esisteva ancora.
La chiesa di Santa Maria Maddalena viene segnata a Maramura anche in questa mappa del 1793.
In questa incredibile storia, ma pur sempre documentata da fonti certe, nel 1810 entrò in scena anche la baronessa di Capoterra, Maria Rita Vico Spiga: minacciata dai suoi creditori per tutti i suoi debiti, supplicò il tenente Giuseppe Vallacca, figlio di Giorgino, di acquistare 15 starelli di quella tanca che i Vallacca avevano avuto già in concessione dal 1777 a La Maddalena.
In un atto di marzo 1813, si stimano i costi da sostenere per il ripristino dei beni già presenti nel territorio de la Maddalena di Capoterra: un mulino, sa piscina con is
zinnigas e case. Compariva inoltre il valore stimato per una cappella.
La chiesa di S. Giorgio delle saline de La Maddalena di Capoterra dunque,con molta probabilità si trovava dove sono stati demoliti alcuni vecchi ruderi per dare spazio alle costruzioni della Residenza del Sole e la Cooperativa 1000.
Ma allora perché l'attuale chiesa di Giorgino di proprietà degli eredi Ballero, conosciuta anche questa come la chiesa di S. Giorgio delle saline, riporta lo stesso nome della chiesa S. Giorgio delle saline di Capoterra?
Dalla bibliografia è nota la tragica fine di Antonia Conti in Ciarella e dei suoi figli in un vascello in tempesta, ciò portò Michele Ciarella a fare un voto.
Ripristinò così la cappella, mantenendo viva la processione di S. Efisio. Nessun atto ad oggi è stato rinvenuto a testimoniare che si chiami Giorgino dal diminutivo di S. Giorgio di Cappadocia. Al riguardo della causa civile tra la Mensa Arcivescovile e tutti gli imprenditori che avevano le concessioni lungo il cordolo della Playa nel Settecento: quante e quali erano le costruzioni di proprietà della chiesa demolite dagli imprenditori? Oggi, ripercorrendo la strada della Playa, oltre all'attuale Corte di Giorgino e nei pressi de Sa Pischeredda, un tempo sorgeva un edificio che è stato demolito per realizzare l'imbocco del porto canale. L'architetto Mossa lo aveva immortalato in questa foto citandolo come una chiesa.
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Di seguito si legga il toponimo Cortilonga che, come già noto, suggerisce l'esistenza di un'antica curtis, probabilmente estesa in lunghezza.
In coincidenza di Cortilonga sorgono poi alcuni stabili dell'azienda Butan Gas di cui uno potrebbe coincidere con l'edificio indicato in questa mappa. ( vedi Accanto)
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Oltre Cortilonga e alla destra del ponte di Maramura sino a qualche anno fa sorgeva la peschiera di Maramura demolita perché considerata inquinante.
Lo storiografo e ricercatore Tore Cuccu di Assemini ha ritrovato in un atto del ‘600 tal peschiera come Maramuda all'ordine della monache di S. Chiara.
Se dunque sono andati persi molti siti archeologici in un contesto di grande pregio paesaggistico è stata però recuperata la chiesa di Santa Maria Maddalena.
Qualche anno fa gli antichi ruderi dello stabile nei pressi di Maramura venivano censiti dalla soprintendenza, come una delle stazioni della prima ferrovia della Sardegna realizzata da Leon Gouin.
Inaugurata il 2 maggio del 1865, la ferrovia era adibita al trasporto dei minerali.
In quegli anni, passò da quelle parti Pasquale Cugia e, da attento osservatore, scrisse:
Ora è chiaro, che la chiesa di S. Maria Maddalena versava già in uno stato di rudere quando l'aveva acquistata Giorgio Vallacca, e se a Pasquale Cugia sembrò un tempio di epoca romana, questo perché la chiesa di S. Maria Maddalena esisteva già nel 1158( vedi citazione sotto), ma non è noto quando fosse realizzata.
Nel 1158 probabilmente riportava uno stile architettonico romanico e alcuni autori non escludono l'ipotesi che fosse già presente in epoca paleocristiana.
Se la processione di Sant'Efiso percorre la strada della Playa sin dal 1657 e ha sempre fatto una tappa nei pressi di Maramura, ora che è stata individuata l'ubicazione esatta della chiesa di Santa Maria Maddalena, questa potrebbe dare ragione a chi sostiene e ha sempre sostenuto, che la processione sia molto più datata rispetto al Seicento. A documentare una processione più antica del 1656, lo riporta lo studioso Vincenzo Spiga in 2 atti ritrovati negli Archivi di Stato dove si legge:
(...)Il 1 Ottobre del 1633, i consiglieri di Cagliari espongono al Presidente che il Ponte della Scaffa, da poco ricostruito dietro sollecitazione degli abitanti di Pula e di Capoterra, e per il quale l’Amministrazione aveva sostenuto ingenti spese per la sua costruzione, nel giro di 10 giorni si ritrova “steso a terra” a causa di una forte mareggiata. Per tanto i consiglieri chiedono ai maestri d’Axia di fornire dei preventivi di spesa per una nuova costruzione, con la clausola che chi fosse risultato idoneo alla costruzione e gestione del Ponte, avrebbe dovuto fare Sa Ramadura* ordinaria e straordinaria per la Città di Cagliari.(...)
Una ulteriore testimonianza di questa pratica legata al Ponte della Scaffa ci viene data da un sub-appalto stipulato nel Settembre del 1671, tra Antonio Floris titolare della concessione del Ponte e Ignazio Loi che assume l’incarico di gestire il traffico dello stesso, con la clausola che detto Loi farà “tota la ramadura que se fa ala ciutat segon se accostuma”.
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* Ramadura, conosciuta come infiorata per le processioni, ci aiuta a capire che veniva praticata una processione lungo la Playa.
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​Qualche scorcio di un rudere che potrebbe aver visto Pasquale Cugia ( foto del 2015)
E’ noto che fino agli anni ‘70 la processione di S. Efisio si fermasse proprio qui in questa casa, ora di proprietà degli eredi Scalas.
L'edificio a quei tempi era conosciuto come il ristorante Il Veliero, proprio perché sull'arenile avevano rinvenuto un antico veliero.
Nella seconda metà del '700 attraccavano diversi velieri sul porticciolo di Maramura.
Di seguito alcuni nomi dei capitani di lungo corso:
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Capitano Festerzen - Danimarca
Capitano Bosovich - Raguseo
Capitano Udni - Inghilterra
Capitani Liod e Zurich - Ragusei
Capitano Masser - Raguseo ( Ragusa di Croazia, conosciuta anche col nome croato Dubrovnik)
Capitano Barbarovich - Imperiale
Capitani Giannech e Glubesich - Imperiale
Capitano Tomagnini - Imperiale
Capitano Carlo Ventura - Corso
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Negli anni l’edificio ha cambiato più volte destinazione d'uso, ha subito un incendio e diversi saccheggi.
Gli eredi Scalas hanno però salvato il quadro con l’effigie di S. Efisio (vedi sotto).
Gli eredi Scalas testimoniano che il quadro fosse sempre appartenuto alla dimora così come altri quadri e oggettistica dal 1976, anno d’acquisto.
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Prima del 1976, la casa apparteneva alla famiglia Pernis.
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Quest’anno non potremo festeggiare la processione di Sant’Efisio ma con questo contributo vogliamo ringraziare gli eredi Scalas perché è merito loro se l’antica cappella è stata degnamente recuperata e ripristinata.